mercoledì 25 agosto 2010

Prova per The week

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giovedì 21 gennaio 2010

Processo breve.

Approvato il processo breve. Ora l'imputato corto può farla franca.

mercoledì 13 gennaio 2010

La gioventù azzurra

Una mattina come le altre, nell'aula di una scuola elementare italiana, una maestra - come di consueto - sta per iniziare l'ora delle interrogazioni di geografia.

-- Oggi interroghiamo.. - sussurra la maestra titubante scorrendo l'indice sul registro - Silvio!
-- Ci deve essere un errore! - ribatte Silvio cadendo dalle nuvole - sono certo che si tratta di uno sbaglio.
-- Non so a cosa ti riferisci - risponde infastidita la maestra - alzati e portami il quaderno dei compiti, se hai studiato non devi temere nulla, suvvia.
-- Maestra, mi lasci raccontare una barzelletta..
-- Ma cosa dici, Silvio! - erompe la maestra - ti ho detto di venire alla cattedra e di portarmi il quaderno!
-- I suoi metodi sono alquanto scortesi - borbotta Silvio - so che in Italia stanno girando un film sul Nazismo; avrò cura di proporla per il ruolo di Kapò.
-- Silvio ma cosa stai dicendo? Non sai di cosa stai parlando! - risponde alterata la maestra - non intendo ripeterlo ancora, vieni qui alla cattedra e porta il quaderno.

Silvio dunque pur assumendo un'aria crucciata ma fiera, si avvicina lentamente alla cattedra e giunto accanto alla maestra, poggia il quaderno sulla cattedra e girandosi verso i compagni facendo loro il gesto delle corna.

-- Silvio questa è una scuola! E' un luogo serio! Non ti permettere di fare questi gesti! - urla la maestra - piuttosto, sul tuo quaderno non ci sono i compiti per oggi, cosa hai fatto ieri invece di studiare?
-- Io e il mio staff eravamo impegnati a lavorare per la cosa pubblica - dice Silvio.
-- Per la cosa pubblica? A cosa stavate giocando? - dice basita la maestra - la verità è che non hai fatto i compiti ed ora ti interrogo.
-- Lei ora non può interrogarmi, sono costretto a tornare al posto - ribatte Silvio.
-- E perché non posso interrogarti? - chiede la maestra.
-- Perché proprio fra pochi minuti - spiega Silvio - ho una riunione con alcuni miei compagni per lavorare al nostro ordine del giorno, per il bene della scuola.
-- Silvio, premesso che questa è una scusa bella e buona, qualsiasi impegno può essere rimandato per l'interrogazione - commenta la maestra - quindi ora iniziamo.. - Mi consenta - interrompe Silvio - lei è consapevole che con la sua interrogazione, spinta da un vezzo personale, mi impedirà di fare del bene alla classe, alla scuola e all'Italia?
-- Silvio piantala e iniziamo con le domande - continua scocciata la maestra - parlami della Sicilia.
-- Le sue domande sono faziose ed offensive - protesta Silvio - è evidente che lei mi stia calunniando; non risponderò ad alcuna domanda.
-- Silvio, io sono la maestra e faccio le domande per mettere i voti, tu sei lo studente ed è tuo compito rispondere - spiega spazientita la maestra - Mi avvalgo della facoltà di non rispondere - dice Silvio - Non esiste questa facoltà a scuola! - spazientita la maestra.
-- Maestra, lei è un dipendente pubblico e sta facendo un uso criminoso della lezione di geografia - dice Silvio.
-- Io ti sto interrogando ed è un mio diritto da insegnante! - dice la maestra
-- Lei e i suoi colleghi comunisti utilizzando in modo inappropriato lo strumento della interrogazione - spiega Silvio - il mio staff ed io abbiamo lavorato ad un progetto di riforma che impedirà tali soprusi. Inoltre abbiamo previsto la separazione delle carriere: le maestre che insegneranno non potranno essere le maestre che interrogheranno e viceversa.
-- Silvio questa è una baggianata. Ci sono solo io come maestra, sono la maestra unica! - dice la maestra.
-- Voi comunisti non fate altro che lamentarvi della mancanza di personale - dice Silvio - invece di impedirci di lavorare, piuttosto rimboccatevi le maniche.
-- Sappi che sto perdendo la pazienza, ora ti metto due - dice la maestra.
-- I suoi errori di valutazione sono la prova della malafede con la quale la sinistra governa questo istituto. I sondaggi mi danno un 10 e lode al 95%.
-- Silvio ma non ci sono i sondaggi - dice la maestra portando le mani tra i capelli - lo vuoi capire sei a scuola? E' mio dovere controllare il tuo operato!
-- Se c'è un problema nella scuola riguarda proprio l'utilizzo sconsiderato dei controlli. Sperperate decine di milioni di euro per controllare l'operato degli onesti cittadini.
-- Piantala, ti interrogo, come ho interrogato i tuoi compagni - dice la maestra.
-- Sono unto dal signore! - ribatte Silvio.
-- Sei un pessimo alunno - dice la maestra.
-- Sono il miglior capo e dirigente in Europa, negli USA mi fa ombra solo Bill Gates.. - si pavoneggia Silvio
-- Tu non hai studiato e ti metto 2 - dice seccata la maestra.
-- Io ho studiato e sono preparato, glielo giuro sui miei figli - dichiara Silvio.
-- Ma tu non hai bambini, Silvio! - grida la maestra.
-- I comunisti me li hanno mangiati! - spiega Silvio.
-- Smettila! - urla la maestra.
-- Sono l'uomo più perseguitato della storia!

A questo punto la maestra con i nervi a fior di pelle decide di mantenere la calma e dopo aver recuperato un po' di autocontrollo si rivolge allo studente:

-- Dunque - si schiarisce la voce - ora iniziamo con l'interrogazione.
-- Sono dispiaciuto ma temo che dovremo rinviare questo momento al mese prossimo - dice Silvio.
-- Ma il mese prossimo non c'è scuola, è finito l'anno scolastico, ci sono le vacanze. - spiega la maestra.
-- Iniziamo con la prima domanda.. - dice la maestra.
-- Sono un rappresentante di classe, propongo che i rappresentanti ed il secchione non possano essere sottoposti a giudizio per svolgere al meglio il proprio compito - dice Silvio.
-- Ma cosa dici! Proprio voi dovete dare il buon esempio!.
-- Ho il legittimo sospetto sulla sua onestà. Chiedo di spostare l'interrogazione in un'altra città.
-- Ma Silvio, non è possibile farlo, lo sai! - dice la maestra - e smettila, mi stai facendo diventare matta. Ora ti metto una nota e vai al posto.
-- Tornando al posto, tutt'altro che scalfito dall'accaduto, Silvio lancia qualche simpatica occhiata alle bambine del primo banco e dice, rivolgendosi alla maestra: - l'uso che lei ha fatto della scuola pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga.
-- Ma ti ho semplicemente interrogato!!! - spiega la maestra, mentre nel corridoio suona la campanella.

Dopo la scuola, un compagno di Silvio, tale Emilio, torna a casa con la sua mamma e durante il pranzo mostra una evidente faccia impensierita.
-- Cosa hai, Emilio? - dice la mamma preoccupata.
-- Nulla mamma, è che oggi è stato commesso un atto di terrorismo contro Silvio.
-- Terrorismo? A scuola? Che stai dicendo?
-- Si, 164 maestre hanno interrogato Silvio offendendolo e deridendolo davanti a tutta la classe, ponendogli domande senza risposta e, nonostante il buon livello della prova, hanno riempito di striscioni la scuola mostrando delle frasi contro il mio amichetto. Fortunatamente grazie al buon lavoro delle forze dell'ordine in classe è stata ripristinata la normalità dopo alcuni minuti.



  

lunedì 21 dicembre 2009

Nessuna conquista è per sempre.

Nessuna conquista è per sempre.
C'è sempre qualcuno che è interessato a toglierla.
Per cui resistere non è solo un dovere, ma anche una necessità dei giovani.
Altrimenti non si va avanti.

- Anonimo


Che c'è per domani?
<< Nulla, domani c'è assemblea! >>.
Eh, come "nulla", dico io. Se c'è assemblea, che né so, dovremo informarci, prepararci, leggere il giornale, no?
<< Ecco, allora vai a vedere se quelli della 3C domani sono almeno 8.>>
Ah, ho capito, stiamo organizzando una protesta come si deve. Serve il numero eh? Più siamo più manifestiamo!
<< Ma che stai a dì, digli di portare le magliette rosse, piuttosto. >>
Ah, "le magliette rosse", certo. Ho capito. Una roba tipo "sindacati", un gruppetto - un manipolo - li cogliamo di sorpresa eh?
<< Già che ci sei, digli che andiamo dove siamo stati l'altra volta, che non era male come posto. >>
Ah ho capito, andiamo davanti al Ministero dell'Istruzione? Davanti alla Questura? In parlamento? Alla RAI? Insomma, dov'è che se fa 'sta protesta?
<< E basta stai, la stai a fa lunga, ricordati il pranzo al sacco. Mangiamo lì. >>

Ah, un sit-in ad oltranza! Occupiamo la piazza fino a che non ci sgombrano eh? Dai così!
<< Certo che te non ci hai altro a cui pensare! Stai attento domani, che po' esse che vola qualche pizza. >>
Dici che ci mandano i celerini? Vabbè ma noi siamo civili, manifestiamo con prudenza.  Volto scoperto, niente armi, qualche canna.  Che ce devono fa?
<< Aho ma te ce ci hai in testa, le pigne? Piuttosto chiama quello del campo, vedi se c'è uno in sintetico da calciotto per domani, dalle 11.00 >>.
Ma che stiamo andando a giocare a calcio?
<< E a che voi giocà? >>
Eh, a calcio, a calcio.





mercoledì 16 dicembre 2009

Noi sognavamo un mondo diverso.

Noi sognavamo un mondo diverso, un mondo di libertà,
un mondo di giustizia, un mondo di pace e un mondo di fratellanza e di serenità.
Ho 85 anni, da allora ne sono passati sessanta,
purtroppo questo mondo non c’è.
E allora riflettete, ragionate con la vostra testa.
Continuate la nostra lotta.

- Germano Nicolini, Al Dievel, "Appunti Partigiani" 2005



E noi lo sognamo ancora, o forse non lo sognamo più. 
Forse non l'abbiamo mai sognato. 
Ma si, lo sognamo ancora.

In realtà noi un mondo diverso lo sognamo, lo releghiamo alla dimensione onirica perché ci hanno insegnato che il mondo, quello vero, non si cambia. 

Ma non "non si cambia" nel senso che non è possibile cambiarlo, ma nel senso del divieto: "No, il mondo non si cambia!". "Guai a chi ci prova!" - mi è parso anche di sentire - "Io no, ti pare?", l'eco.


Ma chi è che lo dice che non si cambia, il mondo?

"Guardate che è la Terra che gira intorno al Sole!" - "Ma stai zitto tu, che se ti sentono sono guai!" - "Si ma guarda volevo solo dire che è il Sole che è immobile e la Terra che gira."  "Ma sono centinaia di anni che è cosi, ti pare che mo' arriva un Galileo qualsiasi... e chi glielo spiegherebbe a tutti? Tu? Dai retta a me: vai a lavorare." - "Ma va' là.. ma va' là.." - mi parve di sentire - "Ma va' là.", l'eco.

Ma è meglio così, dico io. 

Eh si, si capisce; dovessero oggi stesso dirci: "Vai, prendi carta e penna e dicci come dobbiamo cambiare il mondo, vai.". E sarebbero guai, dico io. Che ci scrivereste voi?

"Un mondo di giustizia". "Giustizia". Deve essere una parola chiave "Giustizia". "Giusto", eh si, viene da "Giu-sto". E che è "Giusto"? Un rigore è giusto. O ingiusto. Cioè, è giusto e ingiusto. Dipende se lo subisci, allora è sempre giusto, o se è contro di te, allora è sempre ingiusto. E allora pure la giustizia? E' giusta quando difende il piccolo orticello che ti sei coltivato gelosamente, col sudore e col sangue, ed è ingiusta quando hai paura che te lo tolga, quell'orticello.

Vabbè basta, tanto per adesso il mondo diverso me lo sogno, e mi va bene così. Tanto chi lo chiede, a me, di cambiare il mondo, dico io. "Il mondo non si cambia", dicono loro - "Ammazza che zozzone, non si cambia mai?" - Applausi, l'eco.

Poi però arriva un vecchietto, "Al Dievel". Lui il suo l'ha fatto. Ha rischiato la vita, lui. 
Lui, ed altri vecchietti, hanno rischiato la vita per consegnare l'Italia a degli uomini illuminati che, qualche anno fa, scrissero una delle costituzioni più moderne e progressiste dell'epoca: la Costituzione Italiana.

Dopo più di mezzo secolo il mondo che ha sempre sognato non c'è, e chiede a noi di continuare la sua lotta, e lo faremo. Ma questa volta è più difficile. Non si spara. Le regole sono cambiate ma è la nostra lotta, non possiamo farne a meno. Iniziamo da zero: "L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione." - "Ma va' là.. ma va' là.." - mi parve di sentire.